19 aprile 2025 – Ci risiamo! Inviamo in massa le nuove osservazioni

A seguito della pubblicazione delle osservazioni da parte di Edison, prima che inizi la conferenza dei servizi incaricata di dare la valutazione definitiva sulla possibilità o meno di costruzione dell’impianto di trattamento rifiuti speciali e pericolosi Edison Next Recology a Jesi, singoli e associazioni possono – entro e non oltre il 25 Aprileinviare alla provincia di Ancona delle contro osservazioni.

Le molteplici osservazioni con cui la comunità cittadina ha evidenziato l’impatto sociale, ambientale e sanitario dell’impianto proposto sono rimaste senza una reale risposta. Ancor peggio, le deduzioni depositate della multinazionale lasciano inalterate le problematiche e le criticità che sono alla base del nostro NO all’impianto.

E’ tempo di ribadire in tutte le sedi, istituzionali e non, la nostra opposizione all’impianto. Per questo come Spazio Comune Autogestito TNT mettiamo a disposizione di cittadini/e e associazioni un fac-simile con le osservazioni da poter inviare (tramite mail pec o raccomandata) alla provincia.

Oggi più che mai è necessario organizzare, ampliare, diffondere la mobilitazione contro la realizzazione dell’impianto. Inviamo in massa le osservazioni, ma impegnamoci anche tutte e tutti affinché la manifestazione del 14 Giugno prossimo diventi una grande occasione di partecipazione e attivazione comunitaria a difesa del nostro territorio, della nostra salute e del nostro futuro!

Eccole per esteso:

DA INVIARE VIA PEC OPPURE VIA RACCOMANDATA O CONSEGNARE A MANO AL PROTOCOLLO

Provincia di Ancona – servizio Valutazione di Impatto Ambientale

provincia.ancona@cert.provincia.ancona.it

AST di Ancona – dipartimento di Prevenzione

ast.ancona@emarche.it

Comune di Jesi

protocollo.comune.jesi@legalmail.it

Regione Marche

segretariogenerale@regione.marche.it

ARPAM

arpam@emarche.it

OGGETTO: procedura di Valutazione di Impatto Ambientale – impianto “PIATTAFORMA POLIFUNZIONALE PER IL RECUPERO E IL TRATTAMENTO DI RIFIUTI PERICOLOSI E NON PERICOLOSI E PER LA PRODUZIONE DI “END OF WASTE”, UBICATA NEL COMUNE DI JESI – PROPONENTE EDISON NEXT RECOLOGY SRL.” – osservazioni alle integrazioni

In relazione alle integrazioni depositate alla Provincia di Ancona da parte del proponente sull’intervento in oggetto si osserva quanto segue.

1)Effetto cumulo e stato di fatto: no a nuove pressioni

Tutti gli elaborati del proponente, nonché le stesse osservazioni di diversi enti, continuano a ignorare la questione centrale e, cioè, che l’area in questione deve essere risanata praticamente per gran parte delle matrici ambientali che già oggi mostrano indicatori non rispondenti agli obiettivi comunitari:

-Fiume Esino: stato di qualità delle acque non conforme alla stazione posta a valle dello scarico del depuratore;

-Aria: il Piano regionale già oggi impone il risanamento a causa dei superamenti dei limiti di legge avvenuti nel recente passato. Con l’entrata in vigore della Direttiva 2881/2024/CE i limiti da raggiungere entro il 2030 sono ancora più stringenti.

Tale condizione impatta certamente e negativamente sulla salute dei cittadini, come dimostrano numerose pubblicazioni della stessa Agenzia Europea per l’Ambiente.

-Acqua di falda: segnalata una vasta contaminazione nell’area industriale da tetracloroetilene, un cancerogeno certo per l’uomo, ma non vi sono azioni di bonifica in corso (addirittura sembrerebbe che la provincia non abbia neanche individuato il responsabile della contaminazione!).

Ma a questo si aggiunga l’ulteriore grande intervento in corso sul medesimo territorio da parte di Amazon.

L’impianto in questione proposto da Edison determina in maniera inequivocabile un appesantimento delle pressioni per via delle emissioni in atmosfera e degli scarichi idrici e, dunque, va esattamente – e altrettanto inequivocabilmente – nella direzione opposta del risanamento, in palese violazione di tutte le norme e principi generali posti a tutela dell’ambiente (dalle direttive comunitarie alle norme nazionali fino ad arrivare ai piani regionali).

Qui non si tratta di vedere dove collocare una baia di stoccaggio o un’area pavimentata: va riconosciuta la problematica generale dell’attuale incompatibilità di nuove attività produttive comunque impattanti (come riconosciuto, seppur con una sottovalutazione, dallo stesso proponente che ammette che esistono impatti negativi, seppur “lievi”).

Gli enti – a partire da quelli gravemente inadempienti – non possono non tener conto di questa situazione e devono quindi negare l’autorizzazione all’impianto.

Ricordiamo che la nuova Direttiva 2881/2024/CE sulla qualità dell’aria prevede espressamente all’art.25 il risarcimento per i danni alla salute a causa del mancato raggiungimento degli obiettivi di qualità (e, nel caso in questione, dell’eventuale mancato risanamento). Questo potrebbe comportare anche danni erariali di rilevante importanza per gli enti e i funzionari inadempienti.

2)La qualità dell’aria

Gli studi di ricaduta degli inquinanti depositati dal proponente mostrano il peggioramento delle condizioni della qualità dell’aria, contribuendo per frazioni non banali rispetto alle quantità massime previste dalla legge: NO2: 19,5% sul limite orario di contributo, 6,45% su quello annuale

PM10: 2,4% sulle 24 ore, 1,44% sull’annuale.

PM2,5: 0,66% sull’annuale (verificare nuovo limite giornaliero)

SO2: 4,29% sul limite orario, 3,65% sulle 24 ore

HCl: 4,01% sul cronico annuale

In realtà, considerando le soglie da raggiungere entro il 2030 secondo la Direttiva 2881/2024/CE, che sono ormai quelle da considerare trovandoci a soli 5 anni dalla scadenza ed essendo un impianto che, se malauguratamente autorizzato, inciderà sulla qualità dell’aria a partire dai prossimi anni, la situazione è ancora più grave.

Ad esempio,

NO2: il contributo dell’impianto diventa il 12,90% sul limite annuale

PM10: 3,88% sull’annuale.

PM2,5: 1,65% sull’annuale.

SO2: 9,12% sulle 24 ore.

Tra l’altro, se vogliamo considerare gli impatti, i nuovi limiti europei includono valori ulteriormente più stringenti per l’Indicatore di Esposizione Media e per le soglie di valutazione per la salute:

IEM e Soglia di Valutazione delle PM2,5: 5 microgrammi/mc;

IEM e Soglia di Valutazione per NO2: 10 microgrammi/mc;

Soglia valutazione per Pm10: 15 microgrammi/mc.

D’altro lato sono queste le soglie suggerite dall’OMS, come pure riconosciuto nello studio per la Valutazione di Impatto Sanitario depositato dal proponente, di cui si dirà.

Le % di contributo dell’impianto ai valori di concentrazione dei vari inquinanti sarebbero ancora più alte!

Il problema è che già oggi sia i dati delle centraline fisse della rete pubblica sia il – carente – monitoraggio effettuato dal proponente per soli 15 giorni, accertano che la situazione esistente è anni luce distante dagli obiettivi di qualità sia attuali (tanto da essere zona di risanamento) sia in rapporto a quelli da raggiungere nel 2030, cioè tra meno di 5 anni.

Provincia, A.S.T., Comune ecc dovrebbero spiegare – in caso di approvazione – come fare a raggiungere gli obiettivi di qualità obbligatori aumentando nel contempo le emissioni. Si tratterebbe, ovviamente di una scelta del tutto illogica e inspiegabile.

3)Lo studio della qualità dell’aria

Il cosiddetto Studio della qualità dell’aria depositato da Edison è basato su un campionamento di soli 15 giorni dal 24/02/2025 all’11/03/2025.

Lo stesso proponente ammette che non è coerente con la durata minima dei monitoraggi prevista dal D.lgs.155/2010 ed è quindi meramente indicativo.

Qui potrebbe chiudersi l’osservazione per ammissione della incongruenza del dato.

In ogni caso, si osserva ulteriormente che il periodo prescelto, ristretto ai mesi più freddi, non è quello notoriamente più gravoso in termini di presenza di inquinamento della qualità dell’aria. Pertanto è pure una sottostima della situazione di contaminazione dell’aria.

Comunque, si segnala che valori delle medie per PM10 e PM2,5 sono assai distanti (in peggio) rispetto ai limiti da rispettare al 2030, mentre per l’NO2, al limite (18,1 microgrammi/mc contro il limite di 20), con la quota di emissioni dell’impianto ammessa dal proponente (a cui aggiungere quelle di Amazon), si supererebbe il limite di legge al 2030 in perfetta controtendenza rispetto agli obblighi comunitari.

Tutto ciò ad ulteriore prova della insostenibilità di questo nuovo insediamento in una situazione già pesantemente irregolare e compromessa.

4)La questione Amazon e la qualità dell’aria.

Nella documentazione depositata, ai fini della valutazione dell’effetto cumulo, si legge che l’insediamento Amazon porterà “circa 3.000 veicoli medi in più al giorno” nell’area.

Ricordiamo che ci troviamo in una zona di risanamento della qualità dell’aria.

Il proponente sposa una tesi del tutto illogica. La prima autorizzazione per l’insediamento dell’Interporto risalente al 2012 si basava su uno scenario relativo all’impatto delle nuove emissioni che poi non si è realizzato per il semplice fatto che la struttura non è stata avviata. L’insediamento di Amazon, a quasi quindici anni di distanza da quella autorizzazione, avviene in un contesto in cui i veicoli sotto il profilo delle emissioni sono nettamente migliorati, il che implica che si avranno minori emissioni rispetto a quelle originariamente previste. Ciò, tuttavia, non elimina affatto il problema delle nuove emissioni, che comunque sono ad alto impatto e tendenzialmente azzerano gli effetti dei miglioramenti tecnologici introdotti sui veicoli.

Il problema è sempre lo stesso: ad una situazione già oggi non conforme si aggiungono nuove (e pesanti) emissioni con ulteriore peggioramento della qualità dell’aria e, quindi, della salute dei cittadini.

5)La Valutazione di Impatto Sanitario: la situazione dell’impatto ex ante della qualità dell’aria e l’effetto cumulo

a)La Valutazione di Impatto Sanitario introduce correttamente (al contrario delle altre relazioni che si basano esclusivamente sui limiti del D.lgs.155/2010 ormai peraltro superati anche dal punto di vista legale) le soglie suggerite dall’OMS per le polveri.

Ciononostante si limita a valutare il differenziale in termini di peggioramento dello stato di salute della popolazione per l’impianto Edison senza alcun riferimento alle conseguenze attuali sulla salute di una qualità dell’aria che si presenta con parametri assolutamente peggiori rispetto ai limiti dell’OMS.

Pertanto si omette di evidenziare che la popolazione sta già soffrendo un impatto sanitario derivante dal mancato rispetto degli standard qualitativi che dovrebbero essere perseguito da parte degli organismi preposti.

Sarebbe come dire: a Taranto la situazione sanitaria è già sofferente, se ci aggiungo un’altra attività produttiva non faccio così tanto danno.

Tra l’altro non viene stimata l’incertezza per i valori che il modello restituisce, cioè il valore dovrebbe sempre riportare l’errore stimato + e – attorno al valore di output, soprattutto tenendo conto che il modello è a sua volta fondato su un ulteriore modello, in questo caso quello della stima delle ricadute che a sua volta dovrebbe riportare una stima dell’incertezza dei valori di output.

A parte che si tratta di meri modelli, con tutto quello che ne consegue dal punto di vista della loro precisione e efficienza, in ogni caso le autorità devono perseguire il miglioramento della condizione sanitaria in presenza di irregolarità e non andare nella direzione opposta.

b)Manca completamente l’analisi dell’effetto cumulo con il polo Amazon.

6)La Valutazione di Impatto Sanitario: la questione amianto non è valutata!

Una delle maggiori problematiche dell’impianto è l’esposizione alle fibre di amianto rilasciate in atmosfera in continuo dall’impianto (l’amianto è un cancerogeno certo con nesso causale noto tra esposizione e insorgenza della malattia).

La VIS depositata omette, in maniera deliberata, qualsiasi analisi di rischio, rimandando a valutazioni ex post a impianto realizzato e a monitoraggio in corso d’opera.

Tale approccio la dice lunga sulla conclamata (per Edison) sicurezza dell’impianto.

7)La Valutazione di Impatto Sanitario: manca l’analisi degli effetti acuti per PM10, PM2,5, NO2

La VIS depositata tratta esclusivamente gli impatti derivanti dall’esposizione cronica ma omette per quasi tutti gli inquinanti l’analisi degli impatti in termini di conseguenze ad un’esposizione acuta.

Infatti, nella modellazione usa esclusivamente le concentrazioni annuali derivanti dal modello di ricaduta al suolo (e da questa deriva le aree di esposizione nelle aree residenziali, escludendo effetti per PM10 e NO2) e senza considerare la situazione ex ante.

Tutto ciò nonostante la bibliografia scientifica evidenzi l’esistenza di effetti acuti sulla salute (a mero titolo di esempio, frequenza delle crisi d’asma o altri problemi respiratori di tipo infiammatorio) quando le concentrazioni di alcuni inquinanti superano una certa soglia istantanea (picchi di esposizione). In particolari condizioni, ad esempio direzione del vento e/o presenza di inversione termica ecc., la concentrazione di inquinanti potrebbe essere rilevante, magari anche nell’area urbana (in ogni caso anche l’area industriale/direzionale ha migliaia di persone che possono essere esposte ed addirittura una scuola dell’infanzia)

Pertanto la VIS è ampiamente carente su questioni centrali attinenti l’impatto sulle salute dell’impianto.

8)La Valutazione di Impatto Sanitario: effetti sullo stato di salute della popolazione

La stima dell’impatto viene fatta esclusivamente su alcuni indicatori di decesso o, al massimo, incidenza per un solo tipo di tumore (polmone).

L’esposizione a PM2,5, NO2, PM10 ecc. notoriamente può causare l’insorgenza di malattie non necessariamente mortali ma che incidono gravemente sullo stato di salute della popolazione (e sui costi sanitari ad esse associate).

A mero titolo di esempio: autismo; depressione, altri disturbi mentali, asma, diabete.

Di conseguenza, l’esposizione potrebbe incidere sull’indicatore degli anni di vita sana.

Di tutto ciò non vi è traccia nella VIS.

9)La questione dell’accettazione della popolazione

La Provincia ha chiesto ad Edison di dimostrare l’accettazione dell’impianto da parte della popolazione.

Edison ha depositato un documento che pare trattare una questione così delicata come una mera vicenda di marketing se non peggio.

Intanto omette di rappresentare la reale situazione di generale opposizione da parte della popolazione all’impianto, che non si è palesata solo con le numerosissime osservazioni inviate ma che ha visto negli ultimi mesi una mobilitazione continua con assemblee di centinaia di persone, convegni, sit-in, manifestazioni.

Evidentemente tutto ciò pare non esistere per Edison che invece propone (precisando che sono solo mere idee, anzi, “riflessioni”) il solito stanco e generico repertorio di corsi di formazione (quali, dove, quando, quanti?), programmi di ricerca (quali, dove, quando, quanti?), senza neanche uno straccio di budget. Questo “l’impegno” profuso nel redigere il documento.

Giusto per far capire l’approfondimento, si propone “l’installazione di centraline per il monitoraggio costante della qualità dell’aria”. Se però uno guarda il Piano di Monitoraggio Ambientale si accorge che è previsto per i principali parametri (NO2, COV, Benzene, PM2,5, PM10 ecc) un campionamento di 15 giorni l’anno senza neanche specificare il periodo! Per l’amianto: rilievi un giorno al mese il primo anno e una volta a trimestre dopo (cioè 4 campionamenti l’anno).

Per non parlare della proposta di realizzare, testualmente “un’area naturalistica” nel perimetro dell’impianto con un alveare (n.1, uno!). Chi ha scritto quest’ultima “riflessione” non appare conoscere l’abc di apiari, sciami ecc. Poi chiamarla “area naturalistica”…in un impianto industriale con spazi occupati da camion ecc (basta vedere la planimetria: dove sorgerebbe questa area naturalistica?)

Sono i fatti oggettivi a testimoniare o meno il grado di accettazione e gli enti dovrebbero tener conto di essi e non della propaganda.

10)Stato del procedimento di bonifica della falda: analisi di rischio, misure di prevenzione ecc.

Come sappiamo la falda al di sotto dell’area destinata all’impianto è contaminata da tetracloroetilene. Edison si è dichiarata non responsabile, anche perché la contaminazione è molto più ampia. Sempre Edison dichiara che la provincia non avrebbe ancora individuato il responsabile della contaminazione.

Ora, al di là delle responsabilità, la questione centrale è che di tale situazione manca, secondo quanto previsto dal D.lgs.152/2006:

a)analisi di rischio;

b)misure di messa in sicurezza/misure di prevenzione.

Non si capisce come si possa operare nel sito senza una previa analisi di rischio e in assenza di misure di messa in sicurezza/prevenzione.

11)Viabilità – evidente peggioramento delle condizioni di traffico

Lo studio sulla viabilità fa emergere un inequivocabile e sensibile peggioramento di vari indicatori in entrambi gli scenari considerati. Per citarne solo tre: il parametro “ritardi/km” peggiorerebbe tra il 13 il 20%; il “tempo di stop” tra il 24 e il 34%; il “tempo di percorrenza” tra l’8 e il 12%.

Il totale dei veicoli circolanti aumenta. La velocità diminuisce.

Davanti a questo evidente peggioramento il tecnico pretende di concludere in maniera del tutto contradditoria affermando testualmente che “il nuovo insediamento di interesse risulta compatibile sotto l’aspetto viabilistico con l’attuale offerta e domanda di mobilità.

Ma se i dati sono tutti in notevole peggioramento!

Tra l’altro neanche accenna ad ulteriori dati preoccupanti sull’impatto sulle emissioni che peggiorano: CO2 tra il 7 e l’11%; NOx tra il 7 e il 10%; le PM tra il 7 e l’11%; i VOC tra l’8 e il 12%.

Infine i dati dell’incidentalità non possono ovviamente che peggiorare in conseguenza del peggioramento di tutti i parametri trasportistici.

12)Fiume Esino

Il proponente, davanti alle preoccupazioni espresse sulla condizione del fiume Esino in presenza di un ulteriore e consistente scarico, sostiene che la questione sia risolta avendo avuto l’ok da Viva Servizi. Pertanto null’altro aggiunge sulla questione.

Non ci risulta che sia tale soggetto a valutare lo stato ambientale del Fiume Esino e la compatibilità o meno dell’impatto di un ulteriore scarico.

Saranno invece gli enti competenti a dover spiegare – eventualmente – come sia possibile per un fiume già in sofferenza (basta vedere i parametri riportati nella scheda di ARPAM per la stazione guarda caso posta appena a valle del depuratore di Jesi) e fuori dagli obiettivi comunitari (che, ricordiamo, dovevano essere raggiunti nel 2015…) prevedere un ulteriore fonte di pressione, tra l’altro con momenti di forte afflusso.

La stessa ARPAM conferma che tra le pressioni esistenti sul fiume che ne pregiudicano la qualità vi sono proprio gli scarichi.

La logica vorrebbe che, anche in questo caso, il risanamento debba passare per una diminuzione degli input nel fiume, non certo per la loro moltiplicazione.

D’altro lato dovrebbe essere assodato da tempo che è scorretto dire: basta rispettare i parametri di legge per ogni scarico e tutto è a posto. Il problema è che esiste una soglia oltre la quale è il numero degli scarichi, magari pure tutti a norma, a rendere comunque insostenibile la pressione sul corpo idrico.

Anche in questo caso si incide su una situazione ex ante già compromessa per cui non è compatibile alcun nuovo scarico.

13)La presenza della scuola dell’infanzia – fattore escludente per il Piano rifiuti

La presenza della scuola dell’infanzia entro i 500 metri dall’impianto deve essere considerato un palese fattore escludente sulla base dell’analogia con quanto indicato per impianti senz’altro meno impattanti dal Piano regionale dei Rifiuti. Non basta certo escludere qualche EER come pretenderebbe Edison dichiarando che “Allo stato attuale è presente entro la fascia dei 500 metri una struttura temporaneamente adibita ad asilo. Considerato che, in tale contesto, risulterebbe escludente l’attività di trattamento biologico di rifiuti liquidi putrescibili, il Gestore, fin quando sarà presente l’asilo non ritirerà rifiuti aventi natura putrescibile.

Gli enti vogliono per caso sostenere che per un impianto di gestione di rifiuti contenenti amianto, nonché rifiuti di concerie ecc. con metalli pesanti, solventi e ogni altro contaminante, con rilascio di fibre e tutte le altre emissioni, il problema della coerenza con il Piano sia il trattamento biologico di rifiuti putrescibili?