L’impianto proposto da EDISON NEXT RECOLOGY, classificato come industria insalubre, viene descritto come “Piattaforma polifunzionale per il recupero e il trattamento di rifiuti pericolosi e non pericolosi e per la produzione di “End of Waste”. La sua realizzazione è prevista a Jesi in zona ZIPA con una superficie di 26.400mq (quasi tre ettari).
L’insediamento di un simile impianto nel nostro territorio costituisce senza dubbio una criticità di ampie proporzioni. Se è vero che la bonifica di aree inquinate presuppone anche un circuito di trattamento dei veleni riversati nei territori, è altrettanto vero che la tipologia e il dimensionamento degli impianti di trattamento, il contesto all’interno dei quali essi sono inseriti e la garanzia di controllo pubblico sulle attività che vengono svolte, sono tutti fattori che fanno la differenza, una differenza non ideologica ed astratta, ma concreta e materiale che si misura sulla qualità della vita di chi abita e vive in un territorio.
Jesi è inserita in un’area definita ad Alto Rischio Ambientale all’inizio degli anni 2000, con piani di risanamento scaduti e mai rinnovati: è pensabile inserire in un contesto già così gravato l’impianto proposto dalla Edison, peraltro in un’area densamente popolata? Il dimensionamento degli impianti secondo quali criteri viene stabilito, guardando alla salute delle persone o alla massimizzazione dei profitti? E’ possibile valutare gli impianti di gestione dei rifiuti pericolosi al di fuori di una valutazione sull’effetto “cumulo” che può saturare una determinata area producendo livelli inaccettabili di rischio? Come possiamo evitare che la cosiddetta “transizione ecologica” si traduca in un altro costo sociale e ambientale ai danni delle popolazioni?
La vicenda ha mobilitato in maniera diffusa e assolutamente trasversale i cittadini di Jesi che hanno sollevato preoccupazioni riguardo ai potenziali impatti negativi sulla salute e sul territorio, inclusi l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo, che potrebbero derivare dalla realizzazione di un impianto di tale natura. Da mesi si susseguono le mobilitazioni con manifestazioni, dibattiti pubblici, petizioni, presidi…L’Assemblea Permanente STOP EDISON è la forma aperta di confronto e di organizzazione dell’opposizione sociale all’impianto, l’espressione di una volontà popolare di vivere in un ambiente sano e sicuro.
Il BLOG vuole essere uno strumento al servizio di questa battaglia che è cittadina, ma allo stesso tempo paradigmatica di un tempo in cui l’assalto delle multinazionali ai territori, coperto dalla maschera verde, si fa violento e predatorio. Il BLOG vuole essere un raccoglitore e diffusore di dati, documenti, storie di resistenza e di mobilitazione per non perdere tracce e memoria di questa fantastica esperienza di una comunità che si difende.
Le caratteristiche dell’impianto in sintesi
La chiamano piattaforma “END of WASTE”. Ma al di là del gergo tecnico, quasi sempre edulcorante, si tratta in realtà di un grande impianto di trattamento di rifiuti pericolosi, tra cui l’amianto, ben noto nella nostra storia industriale, sanitaria e ambientale per l’elevato numero di vittime e di contaminazioni che ha prodotto.
Il progetto è molto complesso e di enormi proporzioni con sette diverse linee di trattamento dei rifiuti: prevede la gestione di una varietà quasi illimitata di tipologie di rifiuti (centinaia e centinaia di codici) della più disparata provenienza industriale (come concerie, raffinerie ecc) i quali vengono sottoposti ad un processo di recupero e trasformati in prodotti da vendere sul mercato.
Nell’impianto si andranno a trattare terreni e suoli contaminati – è la bonifica cosiddetta soil washing – per 110 mila tonnellate all’anno. Una parte di queste 110 mila tonnellate (ma non è specificato quanta parte) sono rifiuti contenenti amianto. Leggiamo dal documento di Edison: «i processi di lavaggio sono idonei in particolare per terreni contaminati da metalli pesanti, da idrocarburi petroliferi alifatici e aromatici, amianto e solventi organoclorurati […]». In pratica intendono lavare i rifiuti solidi con procedimenti sia chimici che fisici, togliere i contaminanti e recuperare quello che rimane, immettendolo ad esempio nella filiera dell’edilizia.
È previsto poi il trattamento di altri materiali solidi e una parte consistente di rifiuti liquidi, per 175 mila tonnellate all’anno. Per quanto riguarda questi ultimi l’ elenco di rifiuti speciali conferibili all’impianto è lungo: «industria tessile, farmaceutica, cosmetica, chimica, portuale, petrolchimica, meccanica, conciaria, aziende galvaniche e della lavorazione dei metalli, macelli, lavanderie industriali, tintorie, stamperie, industria del legno, industria dei detersivi, perforazioni, attività di bonifica, ecc.».
E poi ci sono le altre linee, con minori quantità, che portano il totale a varie centinaia di migliaia di tonnellate di rifiuti ogni anno: l’impianto ha la potenzialità per trattare duemila tonnellate di rifiuti al giorno, anche se l’Edison dichiara che al momento si limiterebbe alla metà.
L’impianto prevede diversi camini che rilasciano residui gassosi delle lavorazioni, i principali sono due: E1 in cui vanno quasi tutte le linee ed E2 dove va la linea dell’amianto.
Per il camino E1 si parla di 1 kg e mezzo all’ora di ammoniaca (su 365 giorni l’anno h24), 0,4 kg/ora di acido cloridrico, 0,4 kg/ora di polveri, 1,5 kg/ora di composti organici volatici. Per il camino E2, quello dell’amianto, sono previste emissioni di polveri, 50 grammi/ora, e anche fibre di amianto (2fibre/millilitro)… Non vengono invece quantificate le produzioni di polveri secondarie, quelle che si formano quando le emissioni interagiscono con gli inquinanti già presenti nell’aria.
La ricostruzione della prima fase dell’ITER autorizzativo
Nella primavera del 2024, in seguito alla pubblicazione dell’articolo di Leonardo Animali nella rubrica “Cronache Ecologiche”, sul settimanale “La Voce della Vallesina”, si alza immediatamente l’attenzione della cittadinanza: si apprende che già un anno prima era stato avviato il procedimento autorizzativo per un progetto di cui la popolazione veniva a conoscenza solo in quel momento.
In effetti, si capirà in seguito, a MAGGIO 2023 (ex art.25-bis D.Lgs n.152/2006) prendeva avvio la fase preliminare del procedimento autorizzativo, che a LUGLIO 2023 si concludeva con esito positivo. A FEBBRAIO 2024 veniva dunque presentata l’istanza di PAUR (Provvedimento Autorizzativo Unico Regionale ex art.27-bis D.Lgs n.152/2006).
Dal 3 Luglio, si apriva un periodo di trenta giorni, durante il quale i cittadini, così come gli Enti coinvolti nella Conferenza dei Servizi, potevano presentare le proprie osservazioni. Ne arriveranno in Provincia centinaia, tutte volte a rilevare le molteplici criticità sui vari aspetti del progetto.
La reazione della città fino alla nascita dell’ASSEMBLEA PERMANENTE STOP EDISON
Nella popolazione di Jesi cresce l’indignazione per non essere stata messa al corrente dell’Iter già avviato da tempo e si diffonde la contrarietà alla collocazione in città di un impianto di imponenti dimensioni capace di smaltire tra 270mila e 312mila tonnellate di rifiuti l’anno, tra i quali amianto
All’interno della comunità jesina si accende il dibattito e si diffonde l’azione a più livelli, nelle strade, nelle sedi politiche, nel mondo associativo, negli ambiti istituzionali, tra i singoli cittadini, sui media e sui social.
Il Comitato di Quartiere “EX Smia-Zona ind.”, esprime la propria preoccupazione per la scelta della realizzazione di un sito di smaltimento di rifiuti pericolosi altamente tossici come l’Amianto, proposto da Edison Next nella zona industriale Z.I.P.A.” vicino alle proprie abitazioni, attraverso la pubblicazione di un manifesto affisso in città. La Edison, dopo qualche giorno, farà richiesta di accesso agli atti per verificare l’identità dei committenti. In tanti, singoli, gruppi politici e associazioni, esprimeranno la propria solidarietà al Comitato denunciando l’atto dell’azienda come tentativo intimidatorio. Esso si rivelerà per la multinazionale un autogol mediatico.
Le liste civiche chiedono la convocazione della commissione ambiente (18/06/2024 ) e del Consiglio Comunale Aperto (18/07/2024), per” far sì che la cittadinanza fosse finalmente resa partecipe di un progetto che avrebbe delle ripercussioni importanti sulla salute pubblica, nonché impatti seri sulla salubrità dell’ambiente e del territorio”. Il 27 Luglio lanceranno una raccolta firme con una petizione contro l’impianto che in pochissimi giorni arriverà a 3000 sottoscrizioni.
Legambiente prende invece una posizione diversa: “L’impianto proposto dalla società Edison Next Recology serve l’economia circolare e quindi ha un’interessante prospettiva anche sul fronte occupazionale. La questione cruciale nella realizzazione di questi impianti sarà la loro corretta realizzazione sul territorio”.
I comitati di quartiere “Erbarella -San Pietro Martire”, “Coppi Giardini” organizzano assemblee a cui partecipano il Sindaco, tecnici e rappresentanti dell’Amministrazione Comunale.
Il 16 Luglio il Centro Sociale TNT organizza un incontro pubblico dal titolo “Ad alto rischio ambientale”, invitando Augusto De Sanctis, ecologista, autore di pubblicazioni scientifiche in campo ambientale, impegnato nella lotta per la bonifica del sito inquinato di Bussi (Edison). In quella occasione, con la proiezione di slides, viene spiegato per punti l’intero progetto. Più di 150 persone partecipano, vengono condivise le informazioni e si acquisisce una coscienza collettiva della enorme dimensione dell’impianto, dei possibili rischi per la salute e delle ricadute sul territorio.
Il 14 settembre viene promosso dal Comitato Smia/Zona Industriale un corteo per la difesa della salute e del territorio e per dire NO all’impianto di smaltimento di rifiuti pericolosi proposto da Edison: più di mille persone partecipano rumorosamente attraversando la città
Nei giorni 26 e 30 settembre, viene organizzata dal Comune l’inchiesta pubblica a cui partecipa anche Edison. Tantissimi gli interventi da parte di associazioni, gruppi politici, singoli cittadini che ribadiscono la propria netta contrarietà al progetto.
Il 10 ottobre lo Spazio Comune Tnt insieme ai Centri Sociali Marche, indice la manifestazione sotto il palazzo della Provincia. In occasione del G7 Salute organizzato ad Ancona in quei giorni, viene evidenziato che “Già 20 anni fa, il territorio che va da Ancona a Jesi, è stato dichiarato zona ad elevato rischio di crisi ambientale….. La dichiarazione formale di zona Aerca è da tempo formalmente decaduta, così come il relativo piano di risanamento predisposto dalla Provincia, mentre altri insediamenti fortemente impattanti come il nuovo polo Amazon si sono aggiunti. In 20 anni non solo non è stato fatto niente per il recupero ambientale di questo territorio, ma si continua ad aggravare lo stato di criticità dell’area: è in questo quadro che la multinazionale Edison, colosso nel campo dell’energia, viene a proporre a Jesi il progetto di un impianto per il trattamento di rifiuti speciali, pericolosi e non (tra i quali l’amianto).”
Il 4 Dicembre una molteplicità di persone si ritrova al Circolo Cittadino nell’assemblea pubblica indetta dal Centro Sociale TNT per costruire uno spazio comune di condivisione, confronto ed organizzazione delle successive mobilitazioni contro la realizzazione dell’impianto. Nasce così l’ Assemblea permanente STOP EDISON. Da subito si mettono in calendario iniziative comuni. Inizia così un’esperienza di comunità che decide di difendere la propria salute e il proprio territorio, organizzandosi dal basso.
Da questo momento prende il via una nuova fase: il BLOG nasce con l’intento di documentare e diffondere tutte le iniziative che si sono prodotte, si producono e si produrranno lungo il percorso di lotta.
Nota: Alcune parti potrebbero essere (ancora) mancanti o da integrare con ulteriori contenuti.
Il blog è quindi in (continua) costruzione.